Ho sempre avuto una teoria – che la mia breve, ma intensa, esperienza da mamma sta confermando –: bambini e bambine “possono” praticamente “tutto”, se vengono adeguatamente accompagnati, accolti, seguiti.
Sono una mamma che allatta – da un bel po’, o per i benpensanti “ancora”, sì, perché Fabio ha tredici mesi compiuti –.
Su questo rifletto nell’ultimo editoriale de l’educazione e mentre rileggevo quanto scritto...mio figlio mi ha fatto vivere la bellezza dell’inatteso.
Che parola “importante” nella vita di ogni donna. Moglie, madre, figlia, lavoratrice.
Che parola “incerta”.
Eppure essa governa spesso la nostra vita.
Spesso incontriamo molte persone sulla nostra strada. Se passeggiamo – o meglio, da adulti, “ci spostiamo” da un luogo a un altro a piedi – in una città (anche non troppo grande) spesso queste persone sono anziane. E sì, spesso sono persone che non notiamo nemmeno, presi dai nostri pensieri, dal luogo dove ci stiamo dirigendo. Presi da noi.
Questa mattina, in una colazione stranamente solitaria (ho faticato a terminare una brioche gigante perché ultimamente la condivido...– svezzamento con cose buone non ti temo –), mi sono imbattuta in questa frase, dolce saggezza di una bustina di zucchero: “Amare non è guardarci l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”.
E mi sono accorta – e sì, accorta è proprio il termine esatto, perché l’ho colta per caso questa cosa, in un momento di “solitudine”, dove i pensieri potevano spaziare – quanto questo sia importante, all’interno di una coppia, in tutte le cose – e le fasi – della vita.
Di attimi è fatta la vita. Di attimi “lunghissimi”, perché è passato quasi un anno in un attimo da quando sei nato tu; e di attimi che durano davvero un secondo, come la tua gioia o il tuo sorriso per una nuova conquista,
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